Ogni anno, ricorrenze come la Festa della Mamma mettono sotto i riflettori gesti affettuosi, messaggi pubblicitari e rituali collettivi dedicati alla figura materna.
Ma oltre la dimensione simbolica, celebrare la madre significa anche riscoprire il valore dell’archetipo che rappresenta: un principio relazionale che nutre, accoglie e rigenera.
Questa è un’occasione per ampliare lo sguardo e riconoscere il valore profondo della genitorialità, in tutte le sue forme. Anche quella paterna, che pur esprimendosi con modalità diverse, condivide la stessa vocazione: amare generando.
Sostenere una genitorialità condivisa, consapevole e compatibile con il lavoro è una sfida che riguarda tutti: imprese, istituzioni, comunità.
È un esercizio di responsabilità diffusa, che richiede un cambio di paradigma.
Genitorialità condivisa: tra retaggi culturali e cambiamento possibile
Se vogliamo costruire modelli inclusivi di conciliazione tra vita e lavoro, dobbiamo superare l’idea che la genitorialità sia solo “una cosa da madri”.
Serve riconoscerla e sostenerla come responsabilità condivisa, all’interno delle famiglie e delle organizzazioni.
In Italia, il congedo obbligatorio per maternità è di 5 mesi. Eppure, secondo il rapporto Le Equilibriste di Save the Children (2024), oltre il 20% delle madri lascia il lavoro entro il primo anno di vita del figlio. Il motivo di questo è da ritrovarsi nella difficoltà di conciliare lavoro e cura, carenza di servizi e scarsa flessibilità.
La situazione peggiora con il secondo figlio: secondo l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (2022), il 32,5% delle dimissioni volontarie riguarda genitori con due figli. È un momento critico, in cui il carico familiare e la rigidità del contesto lavorativo diventano insostenibili. Solo il 60,1% delle madri con due o più figli minori risulta occupata, contro il 65,6% di quelle con un solo figlio.
E i padri? Solo il 64,5% ha usufruito del congedo di paternità obbligatorio (10 giorni, dati INPS 2023). Lo fanno soprattutto uomini con contratti stabili e redditi medio-alti, segno che pesano ancora condizioni lavorative rigide e retaggi culturali.
Per evitare che la maternità diventi una trappola professionale, servono tre cose: servizi adeguati, flessibilità reali, corresponsabilità legittimata. Tutti ne traggono beneficio: famiglie più resilienti, lavoratori più motivati, ambienti professionali più coesi.
Le aziende che riconoscono e sostengono la genitorialità di entrambi i genitori costruiscono contesti più giusti, solidi e competitivi.
Verso un approccio sistemico: il ruolo delle imprese
La genitorialità non è una questione privata. È una sfida contemporanea che chiede nuovi modelli organizzativi, capaci di accogliere le persone nella loro interezza. La “cultura della cura” teorizzata da Joan Tronto e Nel Noddings ci offre una chiave preziosa: spostare il focus dall’individuo isolato alle relazioni che lo sostengono.
Portare questo sguardo in azienda non significa aggiungere benefit, ma ripensare il tempo, la leadership e l’inclusione, come, per esempio:
- Promuovere forme di leadership partecipativa, attente al dialogo intergenerazionale e alle dinamiche personali
- Integrare le esigenze familiari nella progettazione degli orari e delle carriere, anche nei contesti produttivi
- Rendere visibili e legittimare i bisogni legati alla genitorialità, al di là delle tradizionali categorie di “mamme” e “papà”
- Misurare il benessere e la permanenza delle persone in azienda anche attraverso indicatori di equilibrio e soddisfazione personale
L’esperienza di TOSTI: equilibri e responsabilità nel quotidiano
In TOSTI, questi principi prendono forma concreta. Offriamo flessibilità oraria a tutti i genitori, senza distinzioni di genere, per valorizzare l’autonomia e sostenere l’equilibrio tra vita lavorativa e personale. Da anni investiamo in percorsi di formazione relazionale: comunicazione assertiva, gestione dei conflitti, intelligenza emotiva, collaborazione interfunzionale.
Questi strumenti rafforzano il lavoro di squadra e aiutano le persone ad affrontare con maggiore consapevolezza anche le sfide familiari.
Per noi, la sostenibilità comincia dalla vita reale delle persone. Sappiamo che una cultura inclusiva e relazionale è una leva strategica: crea valore sociale, alimenta innovazione e rafforza la competitività.
Sostenere la genitorialità non è solo un gesto di cura. È un investimento sul futuro.
Per approfondire 👉 Il nostro impegno per il futuro